C’è sempre l’energia alla base dei processi di unificazione europea. E a volte, nei corsi e ricorsi della storia, le simmetrie sono sorprendentemente precise.
Il 9 maggio 1950, appena cinque anni dopo la fine della guerra, il ministro degli esteri francese Robert Schuman lanciava l’idea di mettere in comune le risorse francesi e tedesche di carbone e acciaio: è questa ispirazione che ha portato l’anno seguente alla creazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) e, nel 1957, alla nascita della Comunità economica europea.
Il 7 febbraio 2013 Peter Altmaier e Delphine Batho, ministri dell’ambiente tedesco e francese con responsabilità per l’energia, hanno firmato un accordo per la creazione dell’Ufficio franco-tedesco per le energie rinnovabili, con lo scopo di pianificare e attuare in maniera congiunta la transazione energetica in corso.
Come nel 1950, anche stavolta l’accordo è programmaticamente aperto agli altri Paesi europei. E se allora era il carbone l’unica fonte di energia presa in considerazione dagli accordi internazionali, oggi al centro dell’attenzione ci sono le fonti rinnovabili. Come il carbone era servito per mettere insieme i Paesi usciti dalla guerra, oggi le energie rinnovabili potrebbero rivitalizzare il processo di integrazione europea in una fase storica delicata e incerta per il suo futuro.
In ogni caso è un passo significativo in direzione dell’integrazione del sistema energetico, uno dei settori in cui le divisioni ancora esistenti fra i Paesi europei sono più sensibili. È da tempo che molti enti interessati, fra cui Eurelectric, l’associazione che raccoglie le industrie elettriche europee, di cui è presidente l’amministratore delegato di Enel Fulvio Conti, insistono sulla necessità e sull’urgenza di procedere in direzione dell’integrazione elettrica europea. Il nuovo accordo tra Germania e Francia potrebbe risultare una pietra miliare di questo percorso.
Fonte italiana: quotidianoenergia
Bel pezzo, che secondo me centra un punto focale della “questione europea”, vale a dire il superamento di ogni barriera e la creazione di una vera unione, se vogliamo quasi federale, quindi dalla politica alla finanza (banche in primis), tassazione ed ovviamente al mercato energetico, decisamente critico e prioritario per lo sviluppo di qualsivoglia economia.
Proprio riguardo all’energia ritengo sia necessario e un mercato e una filiera produttiva unificati ed integrati ed assoggettati da medesime leggi (tasse, vincoli, normative ecc) in modo da non creare squilibri e concorrenze deleterie per tutta la UE.
Prima ancora di quanto menzionato sopra però è assolutamente necessario un programma energetico di lungo termine (cosa che nel nostro paese, singolarmente, non è stato definito quando avrebbe dovuto esserlo) condiviso all’unanimità e che tenga in considerazione vari punti tra cui elenco:
1. Sostenibilità ed impatto ambientale.
2. Inquinamento e riduzione emissioni (non solo CO2) in rispetto a tutti i protocolli ed accordi internazionali, elaborandone ed imponendone su larga scala dei nuovi.
3. Giusto mix energetico in grado di sopperire in ogni momento alla richiesta utilizzando la fonte istantaneamente più conveniente.
4. Equilibrio, stabilità e riduzione delle perdite di rete.
5. Continuità e qualità del servizio considerando gli scenari futuri rivolti alle “smart city” e che inquadrano il consumatore-produttore (prosumer) come componente all’interno dell’infrastruttura elettrica.
6. Tecnologie innovative che garantiscano il massimo dell’efficienza.
Personalmente seguo molto il gruppo EURELECTRIC, purtroppo in modo “non ufficiale”, ma per passione, in quanto non rientra direttamente nel mio lavoro.
Credo che questo ente sia assolutamente un’ottima base per un corretto e lungimirante sviluppo energetico per l’Europa e mi auguro che ne saranno coinvolti sempre più attori perché per il raggiungimento dell’Unità Europea è necessario, e vale per ogni settore, un forte team working internazionale che si focalizzi sul bene comune lasciando da parte ogni individualismo.