Nonostante tutto, oggi l’energia non è più pulita rispetto a 20 anni fa. Bisogna agire su tutti i fronti, e soprattutto su quello dell’efficienza: un settore in cui l’Italia è leader, ma deve insistere per non perdere questo ruolo.
Prima la brutta notizia. Nonostante tutti gli sforzi, oggi l’energia non è più “pulita” rispetto a 20 anni fa. Lo ricorda il rapporto “Tracking Clean Energy Progress 2013” dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA).
Nel 2009, al vertice di Copenaghen, era stato fissato un obiettivo in termini di cambiamenti climatici: limitare a 2 gradi l’aumento globale delle temperature entro la fine del secolo. Per raggiungerlo, l’IEA ha prospettato le tappe intermedie. Ebbene, attualmente siamo lontani da questa tabella di marcia.
Fra gli strumenti da adottare per rientrare in carreggiata, il rapporto raccomanda innanzitutto l’efficienza energetica: da sola, può consentire una riduzione delle emissioni di gas serra pari al 45% del totale prefissato. Per questo l’IEA parla di “vincere facile”.
Non solo: se si innesca il circolo virtuoso, l’efficienza porta vantaggi come aria più pulita, risparmi in bolletta per le famiglie, industrie più competitive e quindi più posti di lavoro, minori importazioni di materie prime. Vincere facile, vincere tutti.
E qui viene la buona notizia: da questo punto di vista, l’Italia è storicamente uno dei Paesi leader in Europa. Per non disperdere questo patrimonio bisogna però insistere sull’innovazione e la tecnologia. Alcuni sono partiti con il piede giusto: per esempio con le smart grid, in cui Enel è all’avanguardia, e con i progetti per lo sviluppo della mobilità elettrica.
Ma se tutti possono vincere, tutti devono fare la loro parte. E per l’Italia valgono le stesse raccomandazioni dell’IEA ai governi di tutto il mondo: favorire l’efficienza con incentivi, integrarla nelle politiche economiche, energetiche e ambientali, imporre standard rigorosi per edilizia, trasporti e industria, sensibilizzare aziende e clienti sui benefici dell’efficienza.