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Il successo del CDO? Diventare inutile

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Il Chief Digital Officer negli Usa è chiamato alla prova dei fatti. Ora ha un unico obiettivo: trasformare così rapidamente l’azienda da ritrovarsi senza lavoro

“Il più significativo obiettivo raggiunto dalla community dei Chief Digital Officer nel 2013 è che un numero crescente di CDO è diventato CEO o membro del board aziendale”. Questa affermazione di David Mathison, ideatore del Chief Digital Officer Summit, segna la distanza tra gli Usa e il resto del mondo e conferma quel che cantava Lucio Dalla: “L’America è lontana, dall’altra parte della luna”. Ma il gap presenta anche un vantaggio perché i ‘ritardatari’ possono sempre imparare dall’esperienza a stelle e strisce: mentre negli Usa i CDO sono già maggiorenni, in Europa (e soprattutto in Italia) sono ai primi mesi di vita.

La Roadmap del bravo CDO per il 2014, secondo Mathison, ruota attorno ad alcuni principi chiave, essenziali per organizzare un anno fatto di obiettivi reali, KPI chiari e definizioni precise di ruoli e risorse:

  • I “tres amigos”: CIO, CMO e CDO hanno compiti distinti ma devono essere in costante collaborazione: la trasformazione digitale è un gioco di squadra; 
  • Ninnoli inutili: evitare tools, app, piattaforme, canali e ogni tipo di prodotto che, per quanto seducente, non abbia impatto sulla strategia; 
  • A tutto campo: giocare sia la partita interna all’azienda, per convincere tutti a “pensare digitale”, sia quella esterna per dare al consumatore un “esperienza multicanale eccezionale e unitaria”.

Nel 2013 gli Usa hanno metabolizzato il Chief Digital Officer, accettando il fatto che all’interno delle aziende esista una figura responsabile per l’intera strategia digitale.  Ora l’orizzonte del CDO cambia perché il suo obiettivo non è più solo quello di essere ammesso nella Chief zone, ma giocare la partita e ottenere risultati.  Cosa accadrà nel 2014?

Il nuovo obiettivo del CDO è sparire. In modo provocatorio lo scrive Chan Su nella community Innovation Insight di Wired. E la sua affermazione fa specie perché lui stesso è CDO dell’agenzia Prophet a New York. Ma il suo ragionamento è lineare e non fa una grinza: il nuovo Chief promuove la digitalizzazione del business; tutti gli altri “snazzy C-Level titles” (CMO, CIO, CEO) imparano la lezione; il CDO finisce il suo compito e diventa un CMO 2.0. In altre parole: se la bravura del Chief Digital Officer si misura sulla sua capacità di trasportare tutta l’azienda nell’era digitale, il suo successo consiste nel diventare inutile il più rapidamente possibile.

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