È possibile definire gli standard tecnologici dell’IoT? Cisco, IBM, At&t, Intel e GE ci provano. Nasce l’Industrial Internet Consortium
È uno dei fenomeni del momento e uno dei settori più promettenti per il futuro: l’Internet of Things (IoT), o anche Internet of Everything, o ancora Industrial Internet, cioè la convergenza fra macchine e tecnologie digitali, verso un mondo di oggetti sempre più connessi. Ma è una crescita tumultuosa e disordinata, che rischia di lasciare sul terreno ingenti risorse economiche e di ingegno. Ecco quindi la necessità di coordinare in qualche modo questa crescita e indirizzarla nelle direzioni più proficue.
Con questo scopo è nato l’Industrial Internet Consortium (IIC): l’idea è mettere insieme ricerca universitaria, industria e istituzioni per aumentare la diffusione delle tecnologie, migliorare le prestazioni e ridurre i costi. Il consorzio, un ente no profit, è stato fondato da importanti società di tecnologia e IT, come At&t, Cisco, GE, Intel e IBM, ma è aperto alle adesioni e al contributo di tutti i soggetti interessati: i soci sono già più di 30.
“Il 99% di tutto ciò che esiste non è ancora connesso, ma la prossima rivoluzione industriale è alle porte con l’avvento dell’Internet of Things e di un mondo di oggetti sempre più connessi fra loro”, ha affermato Guido Jouret, direttore generale del settore Internet of Things di Cisco.
L’IIC si propone di definire gli standard tecnologici per l’IoT. Un aspetto fondamentale, questo della normativa tecnica, di cui spesso l’opinione pubblica ignora l’importanza.
Automobili che percorrono le autostrade senza guidatori, città che gestiscono in automatico la raccolta e il riciclo dei rifiuti, anziani a casa collegati all’ospedale che monitora in tempo reale le loro condizioni di salute: sono solo alcuni degli scenari fantascientifici che appaiono ormai a portata di mano. Per non parlare del settore energetico, che è quello in cui si prevede la crescita maggiore, ma anche della pubblica amministrazione, dell’industria manifatturiera, eccetera. Ma è evidente che, affinché le cose funzionino, è necessario che l’oggetto connesso sia tecnicamente in grado di dialogare con il server di elaborazione e controllo. Cioè che la connessione avvenga, appunto, in modo coordinato e secondo standard tecnici condivisi.