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Si scrive smart, si legge standard

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auto elettrica Enel

IoT sta rivoluzionando il nostro mondo e in particolare il settore dei trasporti, ma per avere un senso deve avere degli standard internazionali

Immaginate di guidare un’auto elettrica da Genova a Nizza, e di trovare all’arrivo una brutta sorpresa: la ricarica non si può effettuare perché le infrastrutture sono diverse da quelle italiane. È evidente che un’eventualità del genere sarebbe un grosso handicap per tutto il settore della mobilità sostenibile.

Per evitare rischi di questo tipo la parola d’ordine è standardizzazione: bisogna insomma fare in modo che i consumatori possano godere dei servizi tecnologici indipendentemente dal Paese in cui si trovano, almeno nell’Unione Europea. Serve quindi l’impegno di tutti i soggetti coinvolti: istituzioni, costruttori automobilistici, società di energia e di telecomunicazioni.

Va in questa direzione il sistema di ricarica “FasTo” (Fast Together), lanciato da Endesa (la società spagnola del gruppo Enel), che oltre a essere rapido è universale, essendo adatto a tutti e tre i connettori presenti oggi sul mercato:

  • Combined Charging System (utilizzato dalle principali case automobilistiche europee e statunitensi)
  • CHAdeMO (promosso dalle giapponesi Nissan e Mitsubishi)
  • IEC 62196-2 (lo standard introdotto dalla Renault e dalla cinese Byd).

Ma la standardizzazione riguarda aspetti sempre più numerosi del trasporto smart, via via che si diffonde l’Internet of Things, l’Internet degli oggetti. Per esempio il sistema di telecomunicazione chiamato eCall: un sistema che in caso di incidente stradale chiama automaticamente i servizi di emergenza e assistenza stradale, specificando l’ora, il luogo e la direzione di marcia.

La Commissione Europea ha proposto di rendere obbligatorio il sistema eCall su tutte le nuove vetture a partire dal 2015, ma anche a questo proposito è fondamentale che il servizio sia standardizzato in modo da funzionare in tutti i Paesi. Per questo servirà non solo l’uniformazione tecnica, ma anche quella delle infrastrutture necessarie a ricevere e gestire in modo adeguato le chiamate: anche in questo caso sono chiamate a cooperare imprese e istituzioni.

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