Gli italiani sono nettamente favorevoli allo sfruttamento delle risorse nazionali di gas e petrolio. Due le ragioni principali, entrambe economiche: ridurre le importazioni dall’estero significa risparmi in bolletta, e nuovi progetti comportano nuovi posti di lavoro.
Sorpresa. Gli italiani sono in netta maggioranza (77%) favorevoli all’estrazione di gas e petrolio nel nostro Paese. Lo ha scoperto un’indagine dell’Ispo: il 55% vorrebbe sviluppare ulteriormente l’attività estrattiva nazionale e il 22% continuare quella attuale, mentre solo il 9% vorrebbe fermarla. È l’economia il motivo principale, in particolare da due punti di vista.
Il primo aspetto è quello delle importazioni: per l’83% degli italiani la dipendenza dai Paesi esteri è problematica. La percezione è del resto più che fondata: l’Italia è oggi uno dei Paesi europei che dipendono in misura maggiore dalle importazioni nel settore dell’energia.
Eppure le risorse interne, anche se non sono paragonabili a quelle dei grandi produttori, non sono neanche trascurabili: entro il 2020 l’Italia potrebbe raddoppiare la propria produzione di petrolio e gas. La conseguenza sarebbe un risparmio sulla bolletta energetica di 5 miliardi di euro all’anno. E gli italiani lo sanno: il 71% è consapevole che l’attività estrattiva nazionale può abbassare i costi dell’energia.
Il secondo aspetto è quello occupazionale. Il 77% italiani pensa che l’attività estrattiva possa creare o difendere posti di lavoro. Anche in questo caso la percezione della popolazione è in accordo con le stime degli specialisti: si calcola che, nell’ipotesi di raddoppiare la produzione nazionale, i nuovi progetti creerebbero 25.000 nuovi posti di lavoro.
Insomma, se da un lato l’effetto Nimby porta a episodi di conflittualità, dall’altro lato gli italiani dimostrano che la propria percezione del settore dell’upstream è basata su concrete ragioni economiche.
Insomma: buone notizie per lo sviluppo economico del Paese, se alle statistiche, alle opinioni e alle parole seguissero fatti.