Le grandi case automobilistiche stanno puntando sui veicoli elettrici o ibridi. Ma non basta per cambiare il mercato: serve una collaborazione stretta e organizzata con le industrie elettriche e le autorità politiche
Anche la Ferrari, per il suo ultimo capolavoro, ha scelto per la prima volta il modello ibrido: secondo molti è il segno che per il trasporto elettrico il momento è arrivato. “LaFerrari”, presentata al salone di Ginevra, non è alla portata di tutti (costa un milione e mezzo di euro), ma numerosi altri costruttori sono pronti a sfornare nuove auto elettriche o ibride: fra le prossime, la Classe B Electric Drive della Mercedes, l’XV Crosstrek Hybrid della Subaru e la Pathfinder Hybrid della Nissan.
Costruire automobili elettriche, per quanto splendide ed efficienti, non basta. Servono anche le infrastrutture, altrimenti i modelli anziché viaggiare sulle strade rimangono chiusi negli autosaloni.
Per questo le grandi società elettriche stanno collaborando con le case automobilistiche e le autorità locali. In Italia, inoltre, Enel ed Eni hanno firmato da poco un accordo per un programma sperimentale: l’obiettivo è installare nelle stazioni di servizio Eni le colonnine di ricarica veloce sviluppate da Enel.
Per facilitare la collaborazione fra tutti gli attori interessati a favorire la diffusione dei veicoli elettrici è nata da poco una nuova piattaforma europea: la Platform for the Electrification of Surface Transport, costituita da 11 soggetti del mondo industriale e dei trasporti, fra cui Eurelectric, l’associazione delle industrie elettriche europee.
L’obiettivo è rendere possibile il raggiungimento dell’ambizioso traguardo fissato dal Transport White Paper 2011 della Commissione Europea per il 2050: ridurre del 60% le emissioni di gas serra nel settore dei trasporti rispetto ai livelli del 1990.
Inoltre, nota il manifesto della piattaforma, la diffusione delle auto elettriche significa per l’industria europea anche sviluppo tecnologico, crescita economica e posti di lavoro.