Home Chief Digital Officer Il miglior Chief Digital Officer? Stratega, ibrido e votato agli stakeholders

Il miglior Chief Digital Officer? Stratega, ibrido e votato agli stakeholders

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Chief Digital Officer crescono. L’ultimo in ordine di tempo è stato Andrew Brem, nuovo CDO di Aviva arrivato alla multinazionale inglese delle assicurazioni da British Gas. È l’ennesimo in una serie (ormai lunga) di Chief 2.0. Ma le ragioni che sembrano aver spinto Aviva alla sua scelta lo rendono un “caso” interessante.

Guidare l’intero Gruppo verso la trasformazione digitale è l’obiettivo assegnato a Brem. E sin qui nulla di nuovo. Ma il CEO di Aviva, Mark Wilson, ha voluto sottolineare che il nuovo Chief Digital Officer chiamato ad avviare una strategia “digital first” ha tra i suoi pregi quello di “arrivare da fuori, da un mondo estraneo a quello delle assicurazioni”. E tra gli ambiti dove il Gruppo si attende risultati dal nuovo CDO ci sono in particolare:

  • innovazione e sviluppo di prodotti attraverso data analytics, customer insights e risk management
  • distribuzione commerciale, comunicazione interattiva e gestione dei sinistri
  • marketing e brandizzazione attraverso social media e internet mobile

La vexata quaestio: “Come faccio a diventare un CDO?” trova qualche risposta in questa nomina del nuovo Chief di Aviva. Per quanto sommario, l’elenco delle caratteristiche ‘universali’ che emergono dalla vicenda specifica di Brem mi sembrano queste:

  • la professionalità mixa più competenze: marketing, consumer service, eCommerce;
  • il settore industriale di provenienza è significativo ma non determinante (Brem diventa CDO di Aviva dopo essere stato Trading Director di British Gas e aver lavorato nella vendita online a Carphone Warehouse);
  • l’esperienza nella comunicazione multi-channel.

Le competenze ibride chieste al CDO sono, anche in questa ultima nomina, un must. E nella to do list consegnata a Brem ho ritrovato la traccia della combinazione di competenze che David Mathison ha sottolineato nella sua intervista a Rachel Haot, definendola una “super-CDO” in grado di unire le qualità di innovazione tipiche del Chief digital officer con la cultura data-driven del Chief Data Officer e le skill social e media marketing del CMO.

“A ogni azienda il suo Chief Digital Officer” è un mantra del settore. Ma in quello che spiega la Haot rispetto alla sua mission (prima come CDO della città e poi dello Stato di New York) così come in quello che emerge dalle diverse interviste di Chief 2.0 (rileggere ad esempio quella di Huffington Post a Perry Hewitt, CDO di Harvard, di Fast Company a Chantal Restivo-Alessi, CDO di HarperCollins’s) o di eMarketer a Patou Nuteymans, CDO di Ogilvy&Mather UK) ci sono due leggi fondamentali comuni per tutti: avere una strategia; prima gli stakeholder poi la tecnologia.

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