Airbnb è sempre stato illegale a San Francisco. Proprio così: la città che genera nel settore delle camere in affitto un business di 10 miliardi di dollari, non ha mai permesso al servizio di operare, almeno non ufficialmente. Tutto però è cambiato da martedì, quando il Consiglio delle autorità di vigilanza di San Francisco ha votato per la legalizzazione del servizio di affitti a breve termine offerto da Airbnb.
Certo, non che Airbnb si sia mai fermato nel suo lavoro sulla città, causando non poche cause con i proprietari che più di una volta si sono visti multare. E come si può vedere dall’alto numero di inserzioni provenienti dalla stessa città, Airbnb ha comunque prosperato a San Francisco indipendentemente da ciò che dichiarava la legge.
Tuttavia, la gestione di un’impresa sotto la costante minaccia di un’azione legale non è la cosa più sostenibile che esista. Lo sanno bene nelle alte sfere di Airbnb, che ha sempre lavorato nell’ottica del “chiedere perdono, non permesso”, mettendo avanti le barricate fondate sull’innovazione contro la burocrazia; un atteggiamento che ha reso possibile una crescita enorme in pochissimo tempo. Ma una battaglia perpetua contro le istituzioni e gli organi comunali non sono certo il miglior biglietto da visita per un’azienda con un valore ormai miliardario ed è forse arrivato il tempo di trovare i giusti compromessi.
Compromessi che la società stessa sta ormai cercando di raggiungere in altri parti del mondo, così come in Italia, dove non esiste ancora una legislazione in merito e dove gli albergatori “ufficiali” sono già sul piede di guerra.