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Fanno bene, fanno male (alla produttività): i social network sul posto di lavoro

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Possono migliorare la brand awareness e l’immagine aziendale sul mercato, rendere più efficienti i processi, più felici i dipendenti e ridurre le spese. Allo stesso tempo, però, possono incidere sulla produttività e rappresentare un pericolo per la sicurezza dei dati aziendali.
Ricerche non contrastanti ma complementari analizzano il rapporto costi/benefici dell’utilizzo dei social network sul luogo di lavoro.

La ricerca “Global Survey on Social media risk” del Ponemon Institute, condotta su un campione di 4.640 professionisti IT e della sicurezza in 12 paesi, ha intervistato le figure manageriali sui rischi associati all’utilizzo dei social media da parte dei dipendenti. Le aziende, emerge dalla ricerca, hanno compreso che l’utilizzo di social media può portare benefici al proprio business per le succitate motivazioni; allo stesso tempo, però, le temono i rischi di una non corretta gestione e protezione di questi strumenti. “Il 50% di coloro che frequentano il social web accetta inviti da chi non conosce, c’è un livello di fiducia più alto e la sicurezza non è contemplata in queste tecnologie”, sottolinea Maurizio Garavello, VP Sales europa Continentale, Medio oriente e Africa (Cemea) di Websense; “I principali rischi in cui ci si può imbattere vanno dalla perdita di produttività dei dipendenti, alla divulgazione involontaria di informazioni aziendali, al furto di dati attraverso il malware.”
Tuttavia, benché il 63% degli intervistati affermi che i social media sul posto di lavoro rappresentino un serio rischio per la sicurezza, solo il 29% ha installato i controlli di sicurezza necessari per ridurre i rischi e il 52% ha registrato un aumento del malware determinato dall’utilizzo da parte dei dipendenti dei social media.

Ma la soluzione non può essere vietare l’utilizzo dei social network, pena la disaffezione e il malcontento dei dipendenti.
Un sondaggio pubblicato in Gran Bretagna ha rivelato che la metà dei dipendenti sotto i 24 anni si rifiuta di lavorare per un datore di lavoro che vieta i social media al lavoro. Parallelamente, la società di Stancombe ha condotto una ricerca intervistando più di 300 manager delle risorse umane in tutta l’Australia: il 69 per cento dei responsabili prevedono che consentire ai dipendenti di accedere ai social media sarà sempre più importante, nei prossimi cinque anni.

Il timore, nei manager, della perdita di produttività tuttavia, resta.
Forse è per questo che un quarto degli intervistati nella ricerca Stancombe permettono ai loro dipendenti ad utilizzare i social media, ma a condizione che l’attività sia monitorata dal reparto IT.

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