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Big Data, il futuro è adesso

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Qualcuno lo ha definito il lavoro più sexy del XXI secolo. Altri ci hanno scommesso in nome del rilancio del Paese. Sono gli Open Data. E più in generale i Big Data, l’insieme di tutte le informazioni delle pubbliche amministrazioni e di quelle che produciamo come utenti delle nuove tecnologie. Se ne è parlato in una tavola, organizzata in occasione della seconda “Giornata italiana della statistica”, organizzata il 23 ottobre dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dalla Società italiana di statistica (Sis), in cui ho avuto l’occasione di presentare il progetto Enel Open Data e i suoi sviluppi futuri.

Nello scorso settembre, un articolo dell’Harvard Business Review dedicato ai profili che si occupano di analisi dei Big Data ha parlato di “Data scientists: The Sexiest Job of the 21st Century per le potenzialità a disposizione nel maneggiare le informazioni.

Più o meno nello stesso periodo, il governo presieduto da Mario Monti ha varato il pacchetto dell’Agenda digitale. Tra i provvedimenti, oltre a quelli infrastrutturali, come la diffusione della banda larga, e quelli per la semplificazione amministrativa (rapporti fra imprese, cittadini e PA) , sono compresi anche la trasparenza dei dati di pubblica amministrazione, che avrà un determinato periodo di tempo per rendere pubbliche il proprio patrimonio informativo, e contributi alle start up innovative, dunque anche quelle che interpretino i dati in termini di servizio.

Insomma, come ha spiegato nel suo intervento alla Giornata italiana della statistica Stefano Firpo (Ministero dello Sviluppo economico), l’Agenda digitale spinge per la produzione e messa a disposizione di dati accessibili, trasparenti, lavorabili da chi li utilizza. Si tratta di un cambiamento di paradigma tecnologico e insieme economico, che permetterà a giovani imprese di rielaborare le informazioni e di metterle a disposizione dei cittadini per creare servizi tecnologici di utilità, per esempio nella sanità o nell’assistenza. Ma le possibilità sono infinite, come ha illustrato Dino Pedreschi dell’Università di Pisa, mostrando alcuni utilizzi statistici sul tracciamento degli spostamenti delle persone utili a rimodulare le politiche della mobilità automobilistica.

Da parte sua, Enel è on line dal 2010 con i suoi Open Data. Si tratta di 206 dataset, suddivisi in cinque categorie (Dati di Gruppo, Dati di Enel SpA, Bilancio di Sostenibilità, Rapporto Ambientale e presenza sul territorio, sia nel settore dei servizi che gli impianti) e disponibili in formato Excel, CSV, XML e Google Fusion.

La metodologia seguita dal Gruppo Enel sugli Open Data è la stessa applicata ai progetti di Innovazione: mappatura delle tecnologie disponibili, definizione dei processi e predisposizione degli standard. Seguendo i suggerimenti di Tim Berners Lee , uno dei padri del web, Enel ha analizzato prima i dati a propria disposizione e poi il valore rispetto al pubblico. Un primo periodo di carotaggio ha infatti permesso di sapere quali informazioni fossero in grado di ottenere il riscontro immediato del pubblico e quali dati fossero davvero utili ai nostri stakeholder.

Nel 2013 il progetto Enel Open Data vivrà un nuovo step che guarda ai linked open data e alle opportunità del cloud, sviluppati in un’ottica semantica per migliorare non solo la raggiungibilità dei dati del Gruppo, ma più in generale quella delle informazioni. In particolare la versione aggiornata di Enel Open Data presenterà nuove macro categorie, nel rispetto della tassonomia aziendale, e introdurrà una serie di filtri verticali per consentire all’utente la selezione dei data-set d’interesse.

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