Negli Usa sempre più show usano i cinguettii. Tv e social network si alleano per un nuovo mercato della pubblicità e il Twitter Tv Raitings insidia l’auditel
Il potere di Twitter sulla tv. Non è un tema di fantascienza visto come si stanno muovendo i colossi della televisione, le società di consulenza e gli stessi social network. La domanda sull’influsso dei cinguetti sui programmi è già argomento di studio e l’argomento mi ha interessato per la fortuita coincidenza di una lettura e di una (tele)visione.
Negli Usa i programmi tv sono già Twitter oriented. Tra i miei talkshow preferiti c’è il Late Night with Jimmy Fallon che ha una vera e propria rubrica basata su hashtag e cinguettii. Per chi non lo conoscesse, Fallon è l’hancorman che nel 2009 alla NBC ha preso il posto di Conan O’Brien a sua volta succeduto a un personaggino come Jay Leno, eterno rivale di un altro mostro sacro come David Letterman (e questo elenco dà l’idea di quale livello di tv stiamo parlando).
Jimmy Fallon, con i suoi 5/6 minuti di #latenight hashtag scala sempre il trending topic Usa e spesso e volentieri quello world wide. Merito degli autori che azzeccano sempre i temi giusti (guardate sui YouTube le puntate con #DadQuote o #WhyDontTheyMakeThat) ma anche del format coinvolgente per i telespettatori che nel corso della trasmissione possono anche porre domande agli ospiti (dallo show di Fallon sono passati oltre a Barack e Michelle Obama anche gente tipo Bruce Springsteen, Justin Timberlake o Ricky Gervais) e addirittura mandare tweet che poi attori famosi pronunciano realmente in trasmissione (l’esempio di maggior successo in rete è quello con Steve Buscemi e l’hashtag #MakeBuscemiSay).
Twitter è diventato un modo per partecipare alla tv, non solo per commentare i programmi. E le potenzialità del microblogging sono in qualche modo esponenziali. Questa invasione del social nella televisione è sempre più diffusa e ha spinto sia colossi della tv come Nbc, Fox o Cbc, sia agenzie come Nielsen sia gli stessi social network a cercarsi e coalizzarsi per cominciare a sondare il business che ne sta nascendo.
Il Twitter Tv Rating usa il social network invece dell’auditel. Nielsen ha già introdotto questo strumento di analisi negli Usa, a dicembre 2013 lo ha annunciato anche in Italia dove però è già attivo da tempo il SocialTvMeter di blogMeter che include anche Facebook, come mi fa correttamente notare Vincenzo Cosenza. L’idea è misurare le conversazioni sui social dedicate alla televisione rilevando un po’ tutto, dal numero di account, al volume di interazioni legate a un dato programma tv sino alla relativa visibilità di cinguettii e like.
Vedere clip di trasmissioni tv su Twitter è già una realtà negli Usa e l’immediatezza del microblogging fa sì che gli utenti lo preferiscano di gran lunga agli altri social per interagire con i programmi in tempo reale. Immediata la correlazione con la pubblicità in Tv e le potenzialità di raggiungere i target commerciali che popolano questa nuova terra della pubblicità, per ora ancora un ibrido tra tv e social network.
I social network stravolgeranno modi e contenuti della tv? Cosa succederà non è dato ancora dirlo. È certo che l’invasione o ibridazione è ormai in atto. Ed è altrettanto certo che, sia per i social sia per le tv, non buttarsi nella mischia e sperimentare su tutti i fronti (dai format dei programmi al calcolo dell’audience) equivale a perdere un treno che si preannuncia veloce e carico di business.